Posted on lunedì 26 gennaio 2009
Il presidente Chiodi è un vero presidente o un presidente depotenziato? E l’assessore alla sanità, stando così le cose, potrà imprimere un indirizzo politico al suo settore? Domande legittime, perché la sanità in Abruzzo è commissariata. Per porre rimedio al disastro nei conti sanitari, infatti, il governo ha nominato un commissario ad acta, con il quale sia Chiodi che il futuro assessore dovranno fare i conti. Il commissario, in effetti, è nominato e non è eletto.
Inoltre, il Governo gli ha dato troppo potere: è interessante notare che, in virtù della deliberazione del Consiglio dei Ministri dell’11 settembre 2008, al commissario ad acta, tra le altre importanti funzioni, è attribuita la “revoca o modifica dei provvedimenti regionali approvati dalla Regione in carenza o difformità dal preventivo parere di approvazione da parte dei Ministeri interessati all’attività di affiancamento in coerenza con le linee del Piano di rientro” . Insomma, per farla breve, il presidente Chiodi, eletto dagli abruzzesi, dovrà avere il via libera da funzionari di un Ministero. Una cosa evidentemente impossibile, oltre che contro la Costituzione.
E presto questi problemi esploderanno, perché il commissario Redigolo non fa sconti. Facciamo un esempio. Lo scorso Consiglio regionale ha cancellato la norma sui "portaborse", ma pure i precari della sanità. Precari che svolgono un compito importante all’interno degli ospedali. Ma sulla materia era già intervenuto il commissario (bura 90 Speciale del 24 dicembre 2008) con due suoi decreti con i quali “sospende” – sostituendosi a giunta e consiglio regionale – l’articolo 3 della legge 5/2008 (Piano sanitario), che sanciva la legittimità dei processi di stabilizzazione.
Insomma abbiamo in Abruzzo un commissario "giunta&consiglio". Un potere monocratico assoluto.
Ora Chiodi può accettare tale situazione, ovvero la spoliazione totale delle sue prerogative. Oppure chiedere al governo di rivedere il decreto di nomina del commissario, riportandone i poteri nei giusti binari. E che i manager delle ASL, dopo il noto scandalo, vadano a casa: l’unica cosa seria che Redigolo avrebbe dovuto fare e che invece non ha fatto.