Posted on giovedì 16 giugno 2011
«Non è più tollerabile che parte delle somme già erogate per il ristoro dei danni alle attività produttive siano bloccate in Comune con gravi conseguenze per il già provato tessuto economico cittadino». Lo ha detto il Commissario delegato per la ricostruzione in riferimento ai ritardi sugli indennizzi di cui all’O.P.C.M. 3789/09. La colpa dei ritardi, insomma, sarebbe del Comune.
«Continuo a ricevere – ha aggiunto il Commissario – lamentele da parte di imprenditori che denunciano un mancato pagamento mentre io ho trasferito da mesi oltre 53 milioni di euro per le attività produttive ai Comuni che hanno provveduto ad inviare alla Struttura Commissariale le domande positivamente istruite. Di questi, oltre 44 milioni e, precisamente, l’83,03 per cento, è stato destinato al comune dell’Aquila».
I soldi sono stati ripartiti in favore dei Comuni delle province di L’Aquila, Teramo e Pescara che hanno provveduto ad inviare alla Struttura Commissariale, alla data del 2 marzo 2011, le domande positivamente istruite, così come prescritto dalla O.P.C.M.3789/09.
«La causa del mancato pagamento degli indennizzi alle imprese – ha proseguito il commissario – non è da attribuire, dunque, al Commissario delegato per la ricostruzione, ma va ricercata nei ritardi degli uffici del Comune dell’Aquila che dopo il 6 aprile 2009 ha assunto circa 200 persone proprio per facilitare le procedure amministrative. Chiedo, quindi, che queste somme vengano messe immediatamente a disposizione di tutti gli aventi diritto che hanno presentato una regolare domanda “positivamente istruita”. Mi risulta, invece, che diverse domande, già positivamente istruite e per le quali ho autorizzato il trasferimento finanziario, siano ancora ferme presso il Comune dell’Aquila, il quale, in alcuni casi, non ha ancora provveduto ad effettuare i pagamenti, mentre in altri vi avrebbe provveduto, ma solo parzialmente. Questi ritardi creano forti disagi alla ripresa delle attività produttive e alla ricostruzione del tessuto economico-sociale oltre a generare, inevitabilmente, una sfiducia diffusa che non favorisce certo gli investimenti»