Posted on giovedì 8 ottobre 2020

Negli ultimi mesi la Banca Centrale Europea (BCE) ha riarmato il “bazooka” della politica monetaria ed ha immesso un fiume di liquidità nel sistema economico europeo. Una politica ultraespansiva che resterà in vigore finché necessario ed ha l’obiettivo di dare una scossa ad economie asfittiche, depresse dalla pandemia ma pure assopite da anni di irrazionale austerità.
Ma la politica monetaria da sola non basta, ne abbiamo oggettiva evidenza. Keynes soleva ripetere che “puoi portare un cavallo alla fontana, non puoi costringerlo a bere”. La BCE ha aperto i rubinetti, la fontana si sta riempiendo di liquidità monetaria, ma i “cavalli” (imprese e famiglie) ancora una volta non hanno bevuto e non berranno.
Il motivo è semplice.
Famiglie e imprese, nei paesi depressi dell’UE, non vogliono indebitarsi. Perché il loro potere d’acquisto è in deterioramento da anni, a causa di politiche economiche che continuano ad aumentare tasse ed a contenere investimenti pubblici, seguendo il mantra fasullo del “consolidamento fiscale”. Se circola sempre meno potere d’acquisto, nessuno si indebita. Il lavoratore dipendente vede a rischio il posto di lavoro, il lavoratore autonomo guadagna sempre di meno, la redditività delle aziende è in continuo calo. Per quanto agevolati e a buon mercato i nuovi debiti possano essere, nessuno si indebita.
Si esce da questo circolo vizioso fatto di deflazione e depressione solo immettendo direttamente potere d’acquisto nell’economia. Deve essere emessa moneta non per agevolare il credito, ma per attuare forti politiche di investimento pubbliche e di deficit spending: che vogliono dire più reddito e più patrimonio spendibile per aziende e individui.
La fontana è piena ma non c’è tiraggio, non c’è potere d’acquisto, non c’è la voglia di indebitarsi, la fontana resta piena e non si trasforma in economia reale.
Che fare per far ripartire la crescita ed il lavoro? Limitandoci a casa nostra, l’Abruzzo, la ricetta possibile è una sola. I cavalli (famiglie e imprese) devono essere messi nella condizione di poter bere. E quindi occorre che tutti gli amministratori della cosa pubblica (dal più piccolo Comune fino alla Regione) assumano come priorità assoluta lo stimolo allo sviluppo del prodotto regionale, per via di adeguate politiche di bilancio, precondizione per generare occupazione stabile e di qualità.
Ma la liquidità abbondante diventa investimenti solo se Regione e Amministrazioni sono amiche dell’impresa, se la burocrazia funziona, se c’è predisposizione ad accoglierli, se il sistema-Abruzzo offre garanzie di sicurezza e stabilità.
Occorre essere concreti ma nel quadro di una solida vision. Ora che la liquidità è abbondante e costa poco indebitarsi, vanno fatte nuove opere pubbliche e vanno sbloccati i cantieri fermi da anni. Occorre accelerare gli investimenti e non definanziare. Anche in Abruzzo purtroppo molte opere sono bloccate o procedono con tempi inaccettabili per la confusione normativa, i devastanti contenziosi, la lentezza della burocrazia e molti altri problemi: la ricostruzione procede a rilento, le infrastrutture sono carenti, le manutenzioni quasi assenti, troppe le opere incompiute e moltissimi cantieri non partono nonostante le risorse siano appostate ed i progetti esecutivi pronti da tempo.
Le infrastrutture sono essenziali per la crescita e tutti gli studi economici ne sottolineano il ruolo trainante. Occorre uno shock immediato di spesa per investimenti, l’unica strada per approfittare dell’acqua messa a disposizione dalla BCE e far abbeverare cavalli che sono assetati ormai da anni.
Piero Carducci, economista