Posted on sabato 19 gennaio 2008
MONTESILVANO – La Confesercenti è pronta ad una “offensiva a tutti i livelli per contrastare l’aumento in-discriminato dei canoni demaniali”. Ad annunciarlo è stato ieri mattina, a Montesilvano, Claudio Albonetti, presidente nazionale dell’Assoturismo Asshotel di Confesercenti, a margine di una manifestazione promossa dalla Fiba Confesercenti proprio per contestare i canoni imposti alle imprese balneari. Si parla addirittura di imitare i metalmeccanici e di bloccare strade ed autostrade in segno di protesta.
All’hotel sea Lion Montesilvano si sono ritrovati oltre 300 balneatori di Abruzzo, Romagna, Marche e Molise, tutti uniti in questa battaglia. Albonetti ha sottolineato che “non si tratta di semplici aumenti dei canoni, ma di vere e proprie offensive contro la stessa esistenza delle imprese balneari. Si parla di aumenti – ha chiarito – quando si decide di rivedere un’aliquota per aggiornarla, dopo aver valutato l’inflazione e gli indici Istat, ma quando l’incremento va dall’800 al 1.200 per cento dei canoni dello scorso anno si è di fronte a veri e propri eventi vessatori, che possono mettere a rischio l’esistenza di parecchie imprese balneari”. Il rappresentante della Confesercenti ha quindi annunciato che nella battaglia contro questa stangata si cercherà di “coinvolgere non solo il settore dei balneatori ma anche tutto il mondo della rappresentatività delle piccole e medie imprese perchè – ha chiarito – temiamo che se oggi tocca alle pertinenze domani potrebbe toccare agli alberghi, poi ai bar e poi ai ristoranti. Per scongiurare questo – ha concluso – chiamamo a raccolta tutto il mondo delle piccole e medie imprese del turismo, del commercio e dell’artigianato per fare fronte comune”. Le imprese balneari di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, hanno deciso costituite in Comitato del Medio Adriatico e hanno proclamato, per il 12 febbraio prossimo, una giornata nazionale di protesta a Roma con le imprese di tutto l’Adriatico. Le imprese balneari hanno quindi lanciato un grido d’allarme, denunciando di dover pagare in molti casi canoni superiori agli stessi fatturati delle aziende. Gli aumenti secondo la Fiba Confesercenti sono determinati dall’adeguamento Istat con valore retroattivo a partire dal 1994 e dalla richiesta di pagamento di un canone commerciale e non più tabellare per le concessioni titolari delle cosiddette pertinenze. “Il risultato – hanno fatto notare – è che alle imprese, che nella stragrande maggioranza dei casi sono a conduzione familiare, vengono recapitate cartelle di pagamento che oscillano fra i 25 mila ed i 130 mila euro”. Secondo il Centro studi di Confesercenti Abruzzo in questo modo il 70% delle 550 imprese abruzzesi rischia di abbassare la saracinesca. “Qui saremo costretti a chiudere – ha detto Antonio La Torre, presidente di Fiba Confeser-centi Abruzzo – eppure le piccole e medie imprese balneari hanno rivoluzionato l’economia di interi territori”. Per Enzo Giammarino, segretario di Confesercenti Abruzzo, questa “e’ la battaglia di tutte le piccole e medie imprese, perchè il rischio è troppo alto”. All’incontro ha partecipato anche il senatore Giovanni Legnini, relatore della Finanziaria, secondo il quale l’intenzione del Governo non era quella di aumentare ed aggiornare i canoni demaniali per far chiudere le attività. “Il problema – ha spiegato – è sorto nella fase interpretativa della norma specifica”. Secondo il senatore ora bisogna dimostrare, in sede tecnica, che l’intenzione del legislatore non era di produrre tali effetti per i balneatori. Legnini poi ha annunciato che solleciterà un incontro per discutere e chiarire la questione. Infine il Comitato del Medio Adriatico ha chiesto la costituzione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e si è impegnata a promuovere azioni di protesta in tutto il territorio interessato. Inoltre il Comitato ha confermato la richiesta rivolta a governo e parlamento di rivedere le norme contestate che “rischiano di mettere fuori mercato oltre il 70 per cento delle Pmi balneari”. Una protesta “pericolosa” per i consumatori: già si parla di “caro-ombrellone”.