Posted on venerdì 31 gennaio 2014
«La digitalizzazione é alla base dello sviluppo economico del futuro ed è obiettivo primario per l’Italia e per le regioni adriatiche». Lo ha sottolineato Giovanni Legnini in occasione di un convegno sul tema organizzato a Pescara da Confindustria. «Siamo in ritardo sull’agenda digitale – ha proseguito Legnini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – ma siamo in grado di recuperare sul medio periodo e farla diventare l’asse portante e riagganciare l’Europa». Ma con quali soldi?«Qui in Abruzzo il ritardo è superiore – ha rilevato Legnini – anche perchè l’orografia della nostra regione complica lo sviluppo della banda larga. Ma noi siamo decisi a puntare su questa storica occasione perchè siamo convinti che gran parte dello sviluppo in Abruzzo, passa per questa opportunità di lavoro». Resta il nodo delle risorse. Chi la fa la digitalizzazione dato che lo Stato non investe e la Telecom neppure?
Sul problema degli investimenti interviene, da Roma, Enrico Letta: “Telecom faccia gli investimenti in broad band o sarà scorporo” – “Lo scorporo della rete è l’estrema ratio che rimane sullo sfondo se gli obblighi sugli investimenti non verranno rispettati”, ha detto il premier. Il governo fornirà una “matrice di obblighi vincolanti e obiettivi da raggiungere” per lo sviluppo della rete. Qualora questi obblighi non venissero rispettati, ha sottolineato il premier, “il potere pubblico ha un potere vincolante fatto di vari gradi di invasività, di varie sfumature”, fino allo scorporo della rete da Telecom Italia. Una posizione estremamente netta, quella del premier, che ha ricordato: ” la competitività del paese attraverso la diffusione della banda larga”. Con riferimento alle dimensioni dei gruppi di Tlc il presidente del consiglio ha affermato che “non è possibile che in Usa, in Cina e in Giappone, che sono mercati enormi, i campioni delle telecomunicazioni si contino sulle dita di una mano, mentre in Europa si contano sulle dita di una mano in ogni paese. La dimensione su questa scala è assolutamente decisiva. Dobbiamo cambiare mentalità: non più campioni nazionali, ma campioni europei, soprattutto in questo campo. Qui il passaporto conta fino a un certo punto, e le battaglie legate alla nazionalità sono di retroguardia”