Può partire la ricostruzione delle "E" fuori dei centri storici, "non ci sono più ostacoli", hanno detto al tavolo di Cicchetti questa mattina, ma Cialente vuole vedere prima quanti progetti arrivano. Gli hanno chiesto di condividere e firmare un comunicato congiunto, su questo piccolo successo, ottenuto dopo un lavoro meticoloso che ha convinto ordini, professionisti ed enti locali, perfino Cialente, che alla fine si è tirato indietro, per tornare nella sua torre a rosicchiarsi le unghie e a chiedersi perché ce l’hanno tutti con lui.
A circa 45 giorni dalla scadenza, per la presentazione dei progetti per gli edifici "E", siamo al punto in cui il Sindaco non vuole proroghe, lamenta lungaggini, ma non strilla contro nessuno. Sull’altro fronte, quello della ricostruzione dei centri storici, è ancora peggio, perché sui Piani di ricostruzione, quelle pianificazioni senza le quali Chiodi e Fontana non firmano niente, ancora non c’è chiarezza, soprattutto dal punto di vista finanziario. Il parere della Commissione tecnico scientifica, al quale si è rivolto sostanzialmente Cicchetti, tiene banco di brutto ma solo dietro le quinte, perché quel parere, che svolazza tra un tavolo e l’altro dal 22 aprile scorso, non è ancora stato reso pubblico. Cicchetti chiede, li finanziamo con i soldi del terremoto, i Piani di Ricostruzione? La Commissione, strumento consultivo del commissario Chiodi, non ne è convinta, e rimanda a un provvedimento legislativo quantificazione delle risorse, priorità e condizioni per accedervi. Andranno poi fissati da Roma "limiti e criteri" perché "le risorse non saranno infinite", solo dopo, e sulla base dei mezzi disponibili, scrive la Commissione, potranno essere "progettati ed attuati i singoli Piani di ricostruzione e non viceversa". In realtà il Comune dell’Aquila dovrebbe presentare i Piani ai primi di luglio, ci sta lavorando il consulente Iacovone ed ancora altri cinque esperti, da selezionare, per la costruenda struttura tecnica, ma senza soldi è inutile pure l’approccio teorico. In pratica a Roma diranno, i soldi sono questi, facci uscire la ricostruzione dei centri storici o delle aree da riqualificare, mentre l’amministrazione, che da poco si era convinta a fare questi Piani, dice invece, lo so io quanti soldi mi occorrono, mi servono anche quelli per eventuali espropri, e su questo scontro, si incaglierà ancora una volta l’inizio della ripresa. La Commissione cita anche la legge 77, l’unica ad oggi sulla ricostruzione, nel passaggio in cui si fa riferimento alla condizione economica del proprietario, al fine di quantificare il contributo pubblico, resterebbe da fare i conti con il dettato costituzionale che impone la parità di trattamento tra cittadini, che d’altra parte potrebbero veder indennizzata la loro proprietà diversamente, a seconda che sia nei centri storici, oppure no. Questioni da decidere appunto con i Piani di ricostruzione, e da suggellare con l’intesa con Chiodi, ma senza sapere quanti soldi sono realmente disponibili è inutile la pianificazione, si torna quindi al punto di partenza cioè a un punto morto. Con il commissario si sta lavorando ad un’ordinanza per i centri storici, ma non è stato ancora chiesto il contributo al Comune dell’Aquila, non sono ancora state nominate le commissioni, che dovranno stabilire il pregio storico di un edificio, ma senza questo particolare, i progettisti non sapranno mai se avranno fino al 60% in più di contributo pubblico, mentre sui prezzi, per le murature e gli edifici vincolati non si sa praticamente niente, come pure non si discute ancora sui costi, per la sicurezza antisismica dei centri storici. All’indomani del sisma, era stato stabilito che abusi edilizi e superfetazioni, cioè interventi edilizi a causa dei quali ci sono stati crolli, non avrebbero preso un cent di indennizzo. Non se n’è parlato più, come di tante altre cose, nonostante la tragedia, non si parlerà più, e chi sa se qualcuno se ne accorgerà.
Alessandra Cococcetta per L’Editoriale