Posted on mercoledì 11 maggio 2011
Posted on mercoledì 11 maggio 2011
La ricostruzione leggera è finita, quella pesante non è ancora partita. Le conseguenze sono ovvie: l’aumento della cassa integrazione nell’edilizia. Esprime preoccupazione il Presidente dell’ANCE L’Aquila. Le ore di cassa integrazione nel settore dell’edilizia locale sono in drastico aumento. Dai contatori ufficiali INPS sono oltre 1000 gli operai edili in cassa integrazione ed i numeri ufficiali sono in costante aggiornamento. Intanto il dato empirico che giunge dalle comunicazioni delle imprese iscritte costrette al ripiego della cassa integrazione, fa presagire un netto peggioramento a causa del fermo dei cantieri. Occorre precisare che non si tratta di imprese a corto di commesse, situazione che non è garantita da ammortizzatori sociali, ma da situazioni di paralisi dei lavori per cause indipendenti dalle ditte. In moltissimi casi l’impedimento riguarda persino l’apertura stessa dei cantieri. L’ANCE sta indagando per verificare i reali impedimenti, ascrivibili presumibilmente all’impasse burocratico relativo alla ricostruzione e a breve saranno divulgate le risultanze. " Il dato è allarmante – commenta Frattale – Più volte abbiamo lanciato l’allerta su questo rischio ed ora siamo alla realtà: lavoratori edili in cassa integrazione nel cantiere più grande d’Europa. Un paradosso difficile da spiegare alle famiglie dei nostri operai e che crea problemi finanziari agli stessi imprenditori. Amareggia veder trascorrere con le mani in mano la stagione ideale per i lavori, che nelle nostre zone dura anche poco. Le richieste di accesso agli ammortizzatori sociali di cui ci giunge notizia aumentano di ora in ora. Se la situazione non dovesse sbloccarsi, sarà il tracollo per il nostro settore e a nulla varrà aprire i cantieri il prossimo anno".
Posted on mercoledì 11 maggio 2011
Posted on mercoledì 11 maggio 2011
Posted on mercoledì 11 maggio 2011
La storia? Due righe basteranno, non perchè non sia importante, ma perchè è uguale a tutte le analoghe storie aquilane. Qui ci si piange addosso sulla città “che sta morendo”, sullo spopolamento, sul doposisma cimiteriale del crollo occupazionale ed economico. Il pianto è quotidiano, e spesso si arriva a scenette pietose come lo scambio di accuse tra premier e sindaco, e la reciproca invettiva con l’accusa di mentire. Ma gli insediamenti, i colpi di fortuna (e di intelligenza pragmatica, come quella del rettore di Orio sull’ENI), le grandi possibilità di crescere davvero, si azzerano nei palazzi del potere aquilano, veri meandri del nulla, fumosi ambulacri dell’nettitudine eretta a potere costituito. La storia, dunque. Un anno fa il rettore di Orio portò a termine un accordo con l’ENI, che prevede un centro ricerche a L’Aquila (Casale Calore di Preturo) di grandi diomensioni e di grande ruolo. Uno di quei blasoni che rivitalizzano il nome incrinato della comunità. Lo spolverano e gli ridanno vigore. Un sogno, avere un simile centro di ricerche, fatto chiavi in mano nientemeno che dall’ENI, una delle pochissime cose importanti che l’Italia conserva.
La palla passa al comune: sia trovata un’area e si prepari in fretta l’iter, si dia mano alle scartoffie tanto care a politici e mestatori travestiti da benefattori lungimiranti. Ritardi, silenzi, bizantinismi, “ma” e “se” alla rinfusa. Si arriva fin sull’orlo dell’abisso, cioè il rischio di perdere tutto. Siamo a sei mesi fa. Il consiglio comunale raffazzona una decisione, spacciata come risolutiva, che invece è la solita bufala. L’area scelta non è disponibile, ci sono gli interessi (legittimi) di un privato, ma in comune non lo sapevano o lo sapevano troppo bene. Ora siamo di nuovo all’emergenza e al rischio di perdere tutto, e Verini giustamente minaccia una denuncia alla Corte dei conti. Chi si renderà colpevole di una simile assurdità dovrà essere chiamato a pagarne lo scotto. Dal palazzo comunale, come sempre sui grandi argomenti, non arrivano risposte. Tirate le somme: l’Alenia stavamo per perderla e ora perdiamo l’ENI. La città delle incompiute diventa anche campione di autolesionismo masochistico. Ognuno ha i suoi record".