Posted on venerdì 8 aprile 2011
Riceviamo una nota firmata e pubblichiamo: "Qualcosa inizia a muoversi – dopo due lunghissimi anni – per le case E, ma i problemi sembrano allo stato più delle soluzioni. Sono proprietario di una casa in centro storico, in un’area cosiddetta a breve, in un aggregato di seconde case. Il tecnico ha fatto i conti e dice che trattandosi di seconde case i soldi non bastano, dovremo integrare con una somma ancora da definire, perché lo Stato ci rimborsa solo i costi di miglioramento strutturale.
Il che significa che, se non tiriamo fuori i nostri euri, ci sarà data la casa senza finestre, senza pavimenti, senza impianti, senza porte, senza scale, senza intonaci, senza pittura. E poi c’è un’altra complicazione. L’edificio avrebbe qualche aspetto di pregio, e quindi devono essere rispettati dei vincoli che aumentano ulteriormente i costi delle rifiniture a carico dei proprietari. Da un primo calcolo, l’integrazione per appartamento, a carico di ciascun proprietario, sarà di circa 15mila o 20mila euro, tenendosi bassi sulle rifiniture. Alcuni condomini non dispongono di tale somma, e quindi chiedono giustamente di aspettare, sperando che le ordinanze cambino. Altri invece vogliono fare, e trattandosi di aggregato i lavori potranno iniziare con una maggioranza di millesimi del 51%
Ne verrà fuori una casa Arlecchino, in cui alcuni appartamenti saranno rifiniti ed altri no, alcuni saranno con le finestre ed altri no, e così via dicendo….
Ci chiediamo come si possa pensare di ricostruire L’Aquila con queste assurde normative. Come si può andare avanti con il progetto, se non si conosce ancora l’integrazione dovuta? Per i commissari è tutto perfetto, ma per noi proprietari di seconde case la situazione è insostenibile. Ci saranno lungaggini e ricorsi: anzitutto contro i vincoli di pregio. Edificio di pregio non significa niente, non essendo stati fissati i criteri a monte, per cui allo stato dei fatti le decisioni in materia sono discrezionali, e quindi impugnabili dai proprietari.
Leggo oggi sui giornali che il nostro problema è molto comune, e che tutto si sta bloccando nell’attesa di modifiche alle ordinanze. Alcuni progetti stanno andando avanti, come quello sull’aggregato della Prefettura, dove i proprietari andranno avanti ugualmente. Evidentemente sono tutti benestanti, ma nel nostro aggregato sfortunato, fatto quasi per intero di seconde case (con una sola eccezione), è difficile pensare che si possa partire. E Chiodi dice che è tutto a posto, le regole ci sono, si deve partire, i particolari finanziari possono essere aggiustati in seguito….ma perché non aggiusta subito l’enorme problema delle seconde case? In questo momento nessuno si fida, e si fermerà tutto."
Il che significa che, se non tiriamo fuori i nostri euri, ci sarà data la casa senza finestre, senza pavimenti, senza impianti, senza porte, senza scale, senza intonaci, senza pittura. E poi c’è un’altra complicazione. L’edificio avrebbe qualche aspetto di pregio, e quindi devono essere rispettati dei vincoli che aumentano ulteriormente i costi delle rifiniture a carico dei proprietari. Da un primo calcolo, l’integrazione per appartamento, a carico di ciascun proprietario, sarà di circa 15mila o 20mila euro, tenendosi bassi sulle rifiniture. Alcuni condomini non dispongono di tale somma, e quindi chiedono giustamente di aspettare, sperando che le ordinanze cambino. Altri invece vogliono fare, e trattandosi di aggregato i lavori potranno iniziare con una maggioranza di millesimi del 51%
Ne verrà fuori una casa Arlecchino, in cui alcuni appartamenti saranno rifiniti ed altri no, alcuni saranno con le finestre ed altri no, e così via dicendo….
Ci chiediamo come si possa pensare di ricostruire L’Aquila con queste assurde normative. Come si può andare avanti con il progetto, se non si conosce ancora l’integrazione dovuta? Per i commissari è tutto perfetto, ma per noi proprietari di seconde case la situazione è insostenibile. Ci saranno lungaggini e ricorsi: anzitutto contro i vincoli di pregio. Edificio di pregio non significa niente, non essendo stati fissati i criteri a monte, per cui allo stato dei fatti le decisioni in materia sono discrezionali, e quindi impugnabili dai proprietari.
Leggo oggi sui giornali che il nostro problema è molto comune, e che tutto si sta bloccando nell’attesa di modifiche alle ordinanze. Alcuni progetti stanno andando avanti, come quello sull’aggregato della Prefettura, dove i proprietari andranno avanti ugualmente. Evidentemente sono tutti benestanti, ma nel nostro aggregato sfortunato, fatto quasi per intero di seconde case (con una sola eccezione), è difficile pensare che si possa partire. E Chiodi dice che è tutto a posto, le regole ci sono, si deve partire, i particolari finanziari possono essere aggiustati in seguito….ma perché non aggiusta subito l’enorme problema delle seconde case? In questo momento nessuno si fida, e si fermerà tutto."